Recensione "La canzone di Achille" di Madeline Miller
- Melly
- 28 set 2018
- Tempo di lettura: 7 min
Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, amici prima e poi amanti e infine anche compagni d'arme - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, a cui la dottrina non ha limitato o spento la fantasia creatrice, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i Greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.

Eccomi a presentare un libro frutto di dieci anni di duro lavoro, come dice l’autrice Madeline Miller. Essendo io una studiosa di archeologia e avendo, in particolare, una passione per la mitologia, l’uscita de “La canzone di Achille” ha destato tutto il mio entusiasmo, tanto che lo ho subito comprato. Occupata da altre letture, e a vivere, ho potuto leggerlo solo ora e me ne son pentita fin dalle prime righe, poiché questo libro merita di essere subito aperto.
Questo libro rivisita in chiave romanzata tutta quella che è la storia di Achille e Patroclo, prima amici e poi amanti, lungo la loro intera vita. Ogni mito, ogni canzone d’aeda è qui riportata e unita alle altre per raccontarci di un amore che supera la morte.
IL LIBRO
Titolo: La canzone di Achille
Editore: Sonzogno
Data di pubblicazione: aprile 2013
Autrice: Medeline Miller
Categoria: romanzo storico
Prezzo: 19,00 €
Pagine: 384
Valutazione: 5/5
Copertina originale:

RECENSIONE
Patroclo, figlio di re Menezio, è un ragazzino gracile e sottile, di cui il padre non è mai stato fiero e la cui madre era debole di mente.
“Ben presto, mi rivelai una delusione: piccolo e sottile. Non ero veloce. Non ero forte. Non sapevo cantare. La cosa migliore che si poteva dire di me era che non ero cagionevole.”
E’ all’età di soli nove anni viene costretto da Menezio a presentarsi come candidato sposo per Elena, figlia di re Tindaro, nata dallo stupro della moglie Leda da parte del dio Zeus e considerata la donna più bella di tutta la Grecia. Qui, prima che venga compiuta la scelta dello sposo, è costretto a giurare, insieme agli altri pretendenti provenienti da tutta l’Ellade, di proteggere la principessa qualora fosse in pericolo. Elena sceglie Menelao, fratello di Agamennone, re di Micene.
Tornato nel proprio regno il principe vive di noia e disprezzo, finché il padre non lo esilia a causa di un incidente. Viene quindi accolto da Peleo, re di Ftia e padre di Achille, figlio della ninfa Teti.
“Restai senza fiato davanti alla sua bellezza, i suoi occhi verde scuro, i lineamenti delicati come quelli di una ragazza.”
E’ qui che inizia la storia di questo rapporto di profonda amicizia che segnerà per sempre le esistenze dei nostri protagonisti, portandoli finanche a combattere l’uno per l’altro nella guerra di Troia e così a morire per il loro amore.

Ci troviamo di fronte a un’opera veramente originale, a parer mio: mai ho letto un romanzo che riportasse e riscrivesse, in una chiave certamente più comprensibile al grande pubblico, una serie di miti legati tra loro, in una minuziosa e attenta ricerca, attenendosi perfettamente e il più possibile alla realtà. Grazie a “La canzone di Achille” impariamo a conoscere e ad apprezzare parte della mitologia greca, di quei poemi infiniti che, dopo le scuole superiori, mai avremmo pensato di riprendere in mano. In questo libro noi troviamo storia, cultura, usi e costumi, insegnamenti e una meravigliosa storia d’amore che ci fa palpitare il cuore.

Tutti sappiamo del rapporto speciale che lega Achille e Patroclo, e di quanto fosse normale per l’antica Grecia l’amore tra uomini, ma divergenti restano le opinioni degli studiosi sulla natura della loro relazione. Personalmente la scelta appurata da Madeline mi sembra, accantonando il mio romanticismo e dando un giudizio oggettivo, la migliore, poiché spesso nell’Iliade troviamo passi che sembrano lasciarci capire come l’amicizia tra i due andasse ben oltre il semplice affetto fraterno. Ho quindi molto apprezzato poter rivedere questi eroi non solo come combattenti e assassini, ma anche come uomini pieni di amore e compassione e onore.
Non avevo mai letto di una storia d’amore omosessuale e l’idea che ho sempre avuto era che, non potendomici immedesimare, non mi sarebbe piaciuta. Devo invece ammettere che non è stato assolutamente così, ma anzi, ho trovato qui un amore puro, delicato e dolce, così come passionale e forte. Una storia che nasce piano, nella reciprocità, ma con tutta la consapevolezza che le permette di durare nonostante gli ostacoli.
“Imparai a dormire di giorno, in modo tale che non sarei stato stanco quando lui tornava; in quei momenti aveva sempre bisogno di parlare, di descrivermi fino all’ultimo dettaglio i volti e le ferite e i movimenti degli uomini.
E io volevo essere in grado di ascoltarlo, di digerire quelle immagini sanguinolente, di dipingerle come immagini piatte e indimenticabili sui vasi delle generazioni future. Per renderlo libero da esse e farlo tornare Achille di nuovo.”
Son riuscita a provare per Achille lo stesso amore provato da Patroclo, vedendolo con i suoi occhi e immaginandolo intento in tutte quelle azioni durante le quali viene minuziosamente descritto in maniera impeccabile dalla nostra scrittrice. I dettagli ci permettono di vedere con i nostri occhi ogni muscolo contratto, ogni capello dorato, ogni sorriso rivolto, ma anche ogni paesaggio e ogni personaggio che si presenta davanti al nostro protagonista. Riusciamo quindi ad immedesimarci totalmente nel narratore e nel protagonista, e a entrare nel mondo dell’antica Grecia.

La storia ci viene narrata, appunto, da Patroclo, il quale ci parla in prima persona passata. In questo modo possiamo apprezzare il punto di vista di un personaggio esterno a quello dell’eroe, una scelta che ho molto apprezzato considerato che mai avrei immaginato il narrato venisse da qualcuno di diverso da Achille stesso. Lo vediamo così sotto una luce esterna, conoscendolo nelle sue parti tanto eroiche quanto umane, intime, e nella sua evoluzione da ragazzino ad aristos achaion (il migliore dei Greci), da giovane senza pensieri a uomo tormentato dall’idea di sopravvivere nei canti, di riscattare il proprio onore, con tutte le conseguenze del caso.
“Non riesco a sfuggire alla sensazione che, sotto la superficie, qualcosa stia andando in pezzi.”
Lo stesso avviene per il narratore, sul quale non ci si è generalmente mai soffermati molto, ma che qui iniziamo a conoscere meglio, non solo nella sua storia infantile o familiare, ma anche per quanto riguarda in rapporto ad Achille, i suoi compiti in quanto suo fidato e il suo ruolo nella guerra di Troia. Scopriamo in lui un mutamento interno negli anni, dovuto solo alla convivenza con l’amato e al senso di sicurezza da lui infusogli. Achille e Patroclo ci si presentano perciò come due uomini totalmente diversi l’uno dall’altro, nel fisico, nelle capacità e nel carattere, ma insieme si completano, come due parti della stessa mela, unendosi nel bene reciproco nonostante le differenze e crescendo insieme donandosi l’un l’altro per migliorarsi.
Ciò che più ho amato è stato il modo in cui l’autrice ci presenta la storia, ma soprattutto i miti, inserendoli nel testo e nei dialoghi sotto forma di narrazioni ai protagonisti o di spiegazioni a domande. Così facendo non ci viene solo narrato il vissuto di Achille e la guerra di Troia, ma, indirettamente e quasi senza farcene accorgere, anche ciò che è legato agli altri personaggi, come la nascita dell’amore tra Odisseo e Penelope, il matrimonio di Agamennone e Clitennestra, e la storia di Deidamia, figlia del re di Sciro, e delle sue ballerine. Ogni personaggio ci viene presentato come portatore di una propria storia e distinto da un proprio carattere o da un proprio tratto distintivo: incontriamo Aiace, Menelao, Diomede, Peleo, Chirone, Teti, Briseide e molti, molti altri, percependoli in tutta la loro umanità e non col distacco con il quale al giorno d’oggi leggiamo un poema epico.

Tirando le somme Achille e Patroclo mi hanno rubato un pezzo di cuore che non tornerà più indietro, lasciandomi una sensazione di vuoto come se mi avessero abbandonata. Tutti sappiamo come finisce la loro storia, come essi muoiano eppure ho pianto come una bambina durante le ultime pagine, sperando che Patroclo resuscitasse dal nulla cambiando il corso della storia. Inutile dire che non è andata così, la Miller si è attenuta, giustamente e fortunatamente, al mito fino alla fine, anche se così facendo il nostro cuore è rimasto straziato come quello di Achille prima e come quello di Patroclo e Teti poi.
“Un urlo, che lacera ogni cosa che trova sulla strada per uscire. E poi un altro, e un altro. Achille si afferra i capelli con le mani e se li strappa dal cranio. Ciocche dorate cadono sul corpo insanguinato. Patroclo, dice, Patroclo. Patroclo. Ancora e ancora, e alla fine il nome diventa soltanto suono. […] Achille piange. Mi culla, e non mangia, non proferisce parola che non sia il mio nome.”
Leggere di loro mi ha portato a volerne di più, a voler poter leggere, nello stesso modo, la storia di Odisseo, di Eracle, di Teseo, di Medusa, di ogni dio, eroe o personaggio mitico. E’ con questo spirito pieno di approvazione e gioia che aspetto “Circe”, che dovrebbe uscire in Italia durante questo anno e la cui cover originale è qualcosa di magnifico.
Il libro ovviamente lo consiglio a tutti, anche solo per riprendere in mano un pezzo di cultura generale, ma soprattutto a coloro che, come me, amano la mitologia e l’antichità. Ne vale certamente la pena e anche voi vi innamorerete di questi due giovani uomini come ho fatto io.
MELLY
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